venerdì 22 gennaio 2016

La buona...squola

Ho provato a leggere il documento "La buona scuola" quando è uscito, ma non sono riuscita ad andare oltre le prime due pagine di (a mio parere) aria fritta.
Il mio punto di vista è quello di madre e di ex alunna, non di insegnante, sebbene conosca le tematiche in quanto figlia di insegnante delle medie in pensione.
Prima di entrare nel merito mi preme dire che non era certo questa LA Riforma di cui si aveva bisogno, anzi in realtà di riformativo non ci vedo proprio niente.
In primo luogo trovo che questa riforma (e le relative critiche) riguardi solo gli insegnanti ed il loro lavoro, dimenticando completamente che la scuola deve essere ricondotta fondamentalmente agli studenti.
Si parla solo di entrata in graduatoria degli insegnanti, di LORO diritti disattesi, di LORO problemi con il preside "sceriffo" (se non sbaglio tra l'altro già parzialmente esistente, "grazie" alla pessima riforma Moratti, che insieme alla pessima riforma Gelmini, e insieme ai pessimi aiuti di Stato per le scuole private, anche da parte dell'ex Presidente del Consiglio D'Alema, hanno veramente finito di rovinare la scuola pubblica).
Le priorità, invece, a mio parere di mamma di figli ormai alle superiori, e di ex alunna appunto, dovevano necessariamente essere altre.

1.Una riforma della scuola media, cosiddetta dell'obbligo: che prevedesse l'allungamento a 5 anni, con la relativa scelta per la specializzazione a sedici, quindi, invece che a quattordici anni, età in cui l'immaturità ed il conseguente panico nel dover scegliere, l'impreparazione per mancanza di progetti, la conoscenza superficialissima delle scuole superiori e del loro significato pratico, sono assolute e portano ad effettuare scelte sbagliate che poi condizionano tutta la vita.
La riforma, poi, avrebbe dovuto riguardare i programmi delle materie, cannibalizzati dalla riforma Gelmini (e più che da lei, vista la sua impreparazione..., da chi per lei...) "grazie" alla quale non esiste più la geografia dell'Italia, si parla solo di paesaggi in prima media, non di Regioni, non di capoluoghi, di città, solo nomi decontestualizzati di fiumi, laghi, monti...! La storia è fatta con testi che andrebbero bene per i bambini delle elementari, pieni di foto, privi di contenuti e di qualsiasi critica.
Come ho già detto, si sarebbe dovuta cambiare la durata, portandola cioè a cinque anni, in cui, negli ultimi due, ci sarebbe dovuto essere "l'assaggio" delle scuole superiori, per poter fare una scelta consapevole.
Si sarebbe dovuto, inoltre e soprattutto, mettere gli insegnanti davanti alle loro responsabilità ed al significato del loro mestiere: insegnare: NON interrogare, NON verificare, perché queste sono eventualmente, fasi SUCCESSIVE, DOPO CHE SI E' INSEGNATO. Invece ormai non si spiega e non si cerca di far capire a tutti: chi riesce a seguire, bene, chi non riesce è abbandonato, anche i diversamente abili, (e questa è la mia esperienza personale). Tutto ciò è ancora più grave se si considera che parliamo di scuola dell'obbligo, la quale per alcuni, è l'unica possibilità di apprendimento (il diffusissimo uso sbagliato di congiuntivi e sintassi la dice lunga sull'inadeguatezza di insegnanti di elementari e medie, infatti). E scuola dell'obbligo significa, ancora, che, la maggior parte dei ragazzi, tra l'altro sola a casa tutto il pomeriggio perché i genitori lavorano, al loro ritorno non può chiedere loro aiuto perché spesso i genitori non sono in grado di aiutarli, quindi se non hanno capito ed imparato a scuola, comincia la loro deriva e l'abbandono. L'incubo. Da cui si difendono dando poca importanza al tutto e convincendosi che non è quello l'importante della vita (unica difesa per la loro autostima).
La riforma si sarebbe dovuta occupare degli insegnanti sì, ma della loro inadeguatezza: spesso molto avanti con l'età e quindi incapaci di capire gli adolescenti che si trovano davanti, fanno loro odiare la scuola invece che portarli all'innamoramento per il sapere; e altrettanto spesso totalmente negati per l'insegnamento, che, in materie come la matematica, fa sì che il capirla sia appannaggio di pochi dotati geneticamente, dimenticando che invece, se ben spiegata, è assolutamente alla portata di chiunque mentre se non capìta, condiziona pesantemente tutte le scelte successive di scuole e università e quindi, comunque, sbocchi lavorativi.

2. Una conseguente necessità sarebbe ovviamente la riforma della scuola superiore: con tre anni di specializzazione.
Qui la mia esperienza personale è parziale, e riguarda solo il liceo classico dove l'insegnamento al ginnasio ( a parte la mitica prof. di mio figlio che si è inventata, tra l'altro, il gioco dell'impiccato in greco!), è rimasto quello di 30 anni fa, il che è vergognoso, considerando il progresso galoppante che c'è stato ed il cambiamento totale della natura e degli interessi dei ragazzi. Ma come non viene voglia di farsi apprezzare con nuovi metodi accattivanti per il latino, il greco, la matematica?? Un'assurdità, poi, è, per esempio, che per i primi due anni NON si fanno i temi! Prova, invece, fondamentale alla maturità... Letteralmente incredibile direi.
E comunque anche alle superiori non si insegna, non si spiega, si assegna, si interroga, si pretende senza dare: non si sa perché deve essere massacro tout court: ma perché scoraggiarli così e incoraggiarli all'abbandono??
Per le altre scuole so di licei artistici storici gestiti malissimo, e Istituti alberghieri che a gennaio ancora non hanno i professori di certe materie...deprimente e doloroso.

3.Necessaria, trovo l'abolizione dei ridicoli e fuori contesto test universitari, vero business insieme alle inutili e pericolose prove INVALSI, che di certo non mandano avanti i migliori ed i più motivati, ma come al solito solo quelli con più possibilità economiche per fare corsi appositi che gli permettano di passare test inutili (al test per Medicina, un paio di anni fa, c'erano domande su "Il grande fratello"...).
La scuola è e deve essere dei ragazzi, degli studenti, devono esserne loro al centro: i latini la parola ludus (gioco, divertimento) la usavano anche per scuola (sì elementare) ma noi, da secoli e secoli, abbiamo completamente dimenticato questa accezione della scuola. Chissà perché la scuola deve essere solo fatica, paura, fuga da, e mai piacere del sapere, divertimento (la matematica ed il latino e il greco sono tanto diversi dai tanti giochi logici della settimana enigmistica?). Perché il sapere, la cultura, nel 2015 devono ancora essere appannaggio di pochi, di geni, visto che già lo sono soprattutto per chi può permetterselo?
L'abbandono scolastico, in percentuale altissima, tra gli altri di tanti amici del mio figlio quasi diciassettenne, è per me una ferita aperta e dolorosissima. Ma non sarebbe diverso il mondo se tutto (anche il classico così fuggito e temuto) fosse alla portata di tutti? Riuscite ad immaginare che azione dirompente sarebbe? Di educazione, cultura, forma mentis. E lo stesso per tutte le altre scuole. Si scelgono i vari istituti "perché non mi va di studiare" (molti), "non ce la faccio a fare...", "perché devo imparare un mestiere e lavorare" (pochi), "perché non ho i soldi per i libri".
I nostri insegnanti saranno pure maltrattati e mal pagati, ma sono davvero pochi quelli che meritano di essere chiamati così e che si rendono conto della loro enorme responsabilità su milioni di studenti: l'insegnante non lo può fare chiunque, non è un lavoro come un altro, e quindi andrebbe valutata la LORO attitudine a poter svolgere questo importantissimo mestiere, perché per ora le statistiche ci dicono che i danni che causano sono maggiori dei benefici. Andrebbero valutati (loro sì!) con la dimostrazione di riuscire a far apprendere a studenti che non hanno appreso e capito, per esempio. Mentre sempre più spesso sedicenti docenti (termine che a loro piace molto) fanno finta di non vedere la scopiazzatura continua da Internet durante i compiti in classe, così da potersi vantare di classi sopra la media invece che vergognarsi e stimolare il senso di responsabilità dei loro studenti, specchi dei loro "insegnanti".