sabato 31 agosto 2019

Stand by

In attesa del governo...

Spero con tutta me stessa che la favola raccontataci l'altro ieri da Conte sia vera, non per noi, per i nostri figli, compreso il suo. L'idea di un Nuovo Umanesimo è molto allettante, proprio il progetto positivo intorno a cui sentirsi Paese, comunità.  Sarebbe importantissimo coinvolgere anche forze esterne, in questo momento, come i Verdi.

Cozza, con questo bel progetto (che spero non diventi "una bella favola" nell'accezione negativa del termine), il toto nomi per i ministri, che sta girando: nauseabondo.
Ricambio a tutti i costi, soliti noti ormai indigeribili, e comunque chiunque per qualsiasi ministero  : ma perché? Il buonsenso, in qualsiasi altro contesto ( in cui viene richiesta esperienza in quell'ambito, il massimo della preparazione, i titoli di studio con la votazione più alta..., ma  non per governare il nostro Paese, da Berlusconi in poi, invece...)  farebbe sì che fossero scelti i migliori in senso lato: come preparazione e come onestà, anche intellettuale, che non guasterebbe, oltre che continuità, dove possibile, per non far perdere energie, soldi e lavori già avviati.
 Forse potrebbe evitare il litigio continuo su tutto, e a prescindere, proprio perché da anni se ne dicono di tutti i colori,  lo scegliere ministri illuminati, preparati nei settori da ricoprire, al di sopra ed al di fuori dei due/tre (LeU non pervenuto nella lite, fino a ieri, buon per lui) schieramenti in gioco (PD  e 5Stelle), lasciando il "lavoro sporco" e senza troppa visibilità, ai sottosegretari (sono infatti d'accordo con Grillo, che forse anche a questo pensava quando ha suggerito "tecnici"...).

Apprezzabile Calenda, che per coerenza, (e probabilmente perché, finalmente, ha capito che il PD non è il partito per un liberale come lui) è uscito dal PD. Ancora più apprezzabile, ed onesto, anche intellettualmente, sarebbe, se si dimettesse anche dal Parlamento europeo...ma non mi pare ne abbia proprio intenzione...

Sui vice-premier penso che non ce ne sarebbe bisogno, se il premier fosse davvero degno di fiducia, o, eventualmente,  sarebbe corretto fosse del PD, se il premier fosse espressione dei 5Stelle, oppure, invece, per loro  è importante  avere due  vice-premier perché  quest'ultimo ha fatto chiaramente capire che sarà super partes e non sarà quindi, stavolta, il burattino di nessuno? Questo solo spiegherebbe questa ostinazione di Di Maio ad essere lui, e solo lui, garante per il suo movimento.

Certo è che la spaccatura profonda in tutti e due gli schieramenti, in questo momento, (Renzi e Zingaretti, più vari cani sciolti, nel PD; Fico e Paragone/Di Battista e Di Maio? nei 5 Stelle) farebbe delle elezioni un passaggio inutile: elettori ancora più allo sbaraglio con un quadro così, una conseguente probabile altissima astensione e comunque nessuna maggioranza né possibilità di fare un governo.

Auspico, nel caso il governo non nascesse, che Mattarella  faccia un colpo di mano alla Napolitano salvandoci da questo tunnel senza luce e senza sbocchi, facendo lui un governo di garanzia, per noi cittadini, che ci permetta di essere guidati in questo momento senza riferimenti per nessuno.








1 commento:




  1. C’è la crisi di governo. È l’argomento più importante del momento. Se ne parla un po’ ovunque e ognuno dice la sua. Anche chi di politica sa poco o niente. La coscienza civile impone di informarsi per conoscere e cercare di capire. Ma è difficile. Per l’uomo della strada, che ignora il funzionamento della politica, delle dinamiche del potere, è difficile. L’uomo della strada è pragmatico ed è attratto da ciò che è più vicino alla sua quotidianità. Drizza le orecchie quando sente quota cento, reddito di cittadinanza, porti aperti/porti chiusi, riduzione delle tasse, le buche per la strada. Ma quando si parla di fiducia, consultazioni, gruppi parlamentari, giochi di palazzo, si spaventa e non ascolta più, perde il senso.
    E sì, perché anche l’uomo della strada a un certo punto si mette a riflettere sul senso di quello che viene definito “l’orientamento politico”. Che senso ha oggi definirsi ancora di destra o di sinistra? E si accorge che non sa più dove collocarsi. Non a destra, forse per abitudine, per un riflesso condizionato, per paura o forse solo per dispetto. Non a sinistra perché sa essere coraggioso l’uomo della strada, ma ha ancora quel fastidioso e anacronistico bisogno di coerenza. Non al centro, che sembra il posto di chi non sa cosa scegliere. E allora?
    Ascoltando gli interventi e le dichiarazioni dei protagonisti di questa vicenda risulta difficile, all’uomo della strada, identificarsi totalmente con questo o quel partito. Viene detto tutto e anche il suo contrario. Qualche volta dalla stessa fonte. Quello che lo stupisce, o forse meglio lo smarrisce, più di tutto sono le modalità, i toni, il lessico usato.
    A che serve, si chiede l’uomo della strada, questa politica fatta di partiti e schieramenti che non si fondano più su princìpi o ideologie, ma su scelte di convenienza e di comodo. A che serve un’opposizione che ha snaturato il suo ruolo di contrappeso e di confronto ed è concentrata solo sull’idea della vittoria, è basata solo sulla competizione spesso fine a sé stessa. Dove porta questa politica attuata sui social, a suon di selfie e twitter, con linguaggi e toni da portuali.
    Ed è quasi felice di sapere che non si andrà al voto, perché proprio non avrebbe saputo a chi affidare il suo. E poi ascolta, con attenzione, il discorso del Presidente del Consiglio dimissionario al quale è stato affidato il compito di formare un nuovo governo. Dice che in questo momento la priorità è il bene degli Italiani e descrive il programma. E l’uomo della strada è felice perché nel programma c’è tutto, ma proprio tutto quello di cui un uomo della strada possa aver bisogno per vivere dignitosamente la sua vita civile e sociale: istruzione, sanità, sicurezza, infrastrutture, lavoro, tutela della disabilità e della diversità, industria, economia. Non dice chiaramente che tapperà anche le buche per le strade, ma è implicito in tutto il resto. Bene! Pensa l’uomo della strada. Finalmente! Era ora!
    E ciononostante sente che qualcosa non quadra e non può fare a meno di chiedersi: ma non lo avevano già detto, a destra e a manca, che stavano pensando al bene degli Italiani? E quando dice che l’istruzione sarà di qualità e per tutti che vuol dire? Fino ad ora ci hanno preso in giro? E se possono farle adesso tutte queste meraviglie, perché non lo hanno fatto prima? Cos’è che gli ha impedito di pensare al bene degli Italiani proprio mentre erano investiti del ruolo istituzionale e di governo preposto a questo scopo?
    Ma l’uomo della strada non è all’altezza. E si confonde se prova a spiegare il suo smarrimento. Ha sentito tante volte terribili invettive lanciate contro i comunisti, i fascisti, i populisti, i progressisti, i riformisti e altri …isti dei quali ha rimosso la radice. Non sa bene a quale categoria appartenga, forse un po’ a tutte, ma decide comunque di tenere per sé il suo sconforto. E sta zitto. Gli rimane solo una vaga e diffusa sensazione di essersi lasciato prendere per i fondelli. Ancora.


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